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domenica, ottobre 31

QUOTE LATTE

Ora è un po (un bel po) che son tornato dalle vacanze io, e penso tutti, ed è un po che aspetto di vedere un’aggiornamento su uno dei principali casi dell’estate: Le Quote Latte.

Quindi potrebbe essere che la cosa si sia risolta mentre io ero via, o che io non me ne sia accorto. Pero controllando non ho trovato notizie che dicano questo, ma semplicemente non ho trovato notizie sulla vicenda (magari sono io che non so cercare!).

Facendo delle ipotesi penso che la vicenda tornerà nel sottobosco delle notizie, per poi riemergere con proteste e can-can mediatico di chi è favore e chi è contro tra un qualche mese. (è qualche lustro che va avanti). Il motivo per cui avviene per me è semplice: ci sono in mezzo soldi da tirare fuori e nessuno vuole dire “tu devi pagare” e men che meno ho sbagliato.
In questo casino che è la vicenda delle quote latte sembra ci sia solo un partito (La Lega) schierato in modo chiaro (a favore di chi non paga le multe) mentre gli altri lo sono meno o non si capisce bene (davvero strano non capire il PD).

A guardare bene pero è capibile perché non si schierino: tutta la faccenda è davvero tanto ma tanto ma tanto complicata su cui sono stati e fatti interventi vari ed eventuali di senso a volte opposto, senza mai risolvere il problema che ormai si trascina da circa un 30anni!
Per capirci un qualcosa e con tutto il web a disposizione ho provato a capire un po di più della sua genesI ma non sono arrivato a nulla! 30anni di storia e non si trova un sunto decente in rete (poi magari c’è un libro che la spiega benissimo).
Di seguito riporto la parte di storia che ho capito e di cui sono abbastanza certo.

Agli inizi degli anni ottanta  la CEE (si chiamava cosi allora) decide di regolamentare il mercato comunitario del latte mettendo delle quote massime di produzione nazionale oltre le quali scatteranno delle multe. La decisione è presa per limitare le eccedenze produttive ed il motivo è rendere stabili i prezzi dello stesso (in quanto prezzi inelastici che possono andare solo verso il basso). Il concetto che volevano applicare era semplice: ogni singolo produttore può produrre un tot di latte e chi vuole produrre di più, lo può fare ma deve pagare una tassa su questa sovraproduzione.
Per questo motivo ogni paese censi la produzione nel 1983 fissando quella come tetto.  In Italia ovviamente si fanno male i conti. Per cui la produzione dichiarata è inferiore del 20/25% (ma ho qualcuno dice del 50%) rispetto a quella reale.
Il motivo dell’errore non è chiarissimo, ci sono diverse ipotesi. Una dice che è dovuto al fatto che in Italia la produzione è molto frammentata e a volte fatta da microaziende che non sono state censite, in quanto impossibile
Un'altra dice che la produzione era giusta, solo qualcuno ha poi detto che produceva di più (strano vero).
Un’altra è che la produzione in eccesso era in nero e quindi non contabilizzabile ufficialmente.

In ogni caso il tutto entra in vigore alla fine degli Ottanta, e la produzione è rifissata su un anno più vicino all’entrata in vigore ma si sbagliano ancora i conti (valgono sempre le considerazioni sopra) e si va avanti. Nel mentre il Governo (i vari che si sono succeduti) si era opposto in sede europea a questo progetto, perdendo un po di cause e dovendo poi introdurlo per forza.
Quando si parte (o meglio l’Europa parte) qualcuno produce stando nelle quote (pochi si dice), qualcuno le sfora.
Ad un certo punto la CEE fa un controllo scoprendo che l’Italia è fuori quota (lo sapeva dell’inizio ma fa nulla). Quindi chiede i soldi della multa. L’Italia si oppone, mostra le sue ragioni ed infatti ottiene un aumento del 10% della quota ed uno sconto sulla multa. Multa che deve essere pagata, e si pensa che a farlo sarà lo Stato o le associazioni di categoria ma non i singoli produttori. Inizialmente paga lo Stato, cioè tutti.
Il Governo prende quindi provvedimenti e divide i produttori di latte in buoni e cattivi. Decide poi di agire cosi: ai buoni dice di continuare a produrre come prima rispettando le quote loro assegnate; ai cattivi che la loro nuova quota è la produzione assegnata in precedenza più l’eccedenza, ora è un po meno strana la sedicente dichiarazione falsa sulla produzione di cui sopra.
Questo ha anche l’effetto di creare un mercato delle quote latte per cui i buoni per poter crescere, comprano quote per produrre dai cattivi (bella merda).
Nel mentre delle multe tutti se ne “fregano”, perché tanto qualcuno pagherà e si pensa che quel qualcuno sarà lo Stato.
Agli inizi degli anni Novanta pero la Comunità Europea (nel mentre ha cambiato nome non è colpa mia) dice che le multe devono essere pagate dai singoli produttori e si parla di qualche migliaia di miliardi di vecchie lire.
Il Governo quindi va a piangere a Bruxelles ed ottiene uno sconto sulla multa ed un aumento della produzione in cambio dell’applicazione delle norme, tra cui quella che ogni allevatore debba pagare per la sua sovraproduzione futura e passata.
A metà dei Novanta il Governo fa (si ancora) i controlli del caso, va a capire chi ha davvero le mucche e fa latte, quando produce ognuno: insomma regolamenta il tutto. Nel mentre pero arrivano le prime multe ai singoli produttori, le prime proteste che hanno rilevanza mediatica e gli allevatori continuano a sovraprodurre (in nero). Gli allevatori iniziano ricorsi amministrativi contro la procedura.
Nel mentre si registra un costante calo dei produttori (2/3 in meno), uno spostamento delle maggior parte delle quote latte in Lombardia e regioni che restano senza quote.
I vari Governi intervengono
Per capire l’entità del fenomeno delle multe comminate ogni anno in Europa a causa delle quote latte l’Italia ne prende circa l’80%.
Ora ad inizio estate è entrato in vigore un provvidemento dell’ex Ministro Zaia voleva per l’ennesima volta derimere la disputa. Il provvedimento pero ha come effetto collaterale quello di: far pagare allo Stato le multe (cioè a noi) e non a quei pochi che non seguono le regole e parificare tutti i produttori quelli buoni e quelli no (qui intesi come chi le stava pagando e chi no).
Tra l’altro si capisce che i buoni con il nuovo provvedimento ci vanno a smenare. Da qui sono nate nuove polemiche da parte di tutti, anche perché tra i contrari alle nuove norme c’è anche il nuovo Ministro dell’agricoltura Galan....

Dopo aver provato a ricostruire il tutto devo dire che alla fine non ce l’ho fatta a trovare notizie più chiare, con date e avvenimenti certi. Non cito mai il colore del Governo che ha preso le decisione perché ci han messo le mani un po tutti.

Il sunto per me è che nell’incompetenza generalizzata di chi governava è nato un enorme problema che ha devastato il mondo della produzione di latte in Italia. Creando una situazione per cui gli onesti ci hanno perso pesantemente in favore dei disonesti con la complicità (incapacità) manifesta di chi comandava. Situazione che nessuno ha la voglia ed il coraggio di affrontare in modo concreto dando le colpe a chi se le deve prendere pagandone le conseguenze (non so dire che siano).
Il risultato comunque è che i produttori di latte versano in uno stato economico precario (non so se tutti ma penso molti) e che in Italia sembra si produca meno latte di quello che serva.

In realtà al ritorno dalle vacanze ho notato che è mancata dai giornali un'altra polemica estiva/primaverile: quella su come organizzare le sfilate della moda femminile a Milano e sul se la loro programmazione debba o meno piegarsi al volere della direttrice di Vogue US. Ma di questo mi importa davvero poco!

PS
link ne avrei dovuti mettere troppi e troppo vari, da Coldiretti al sito di Casini e quindi ne metto solo uno: www.google.com


martedì, ottobre 26

SALONE DEL GUSTO 2010

Non è bello ma stando al Salone e pensando al topic che avrei scritto avrei voluto intitolarlo: “Salone del Gusto 2010 - Uhm!”.
Questa è la terza volta che lo visito e la prima da socio di Slowfood ma i motivi per cui avrei voluto aggiungere “uhm” è che ho riscontrato un po di problemi organizzativi un po seccanti.

Il primo problema riscontrato è che non c’era il guardaroba, nel senso che lo spazio al Lingotto Fiera c’è ma non c’era nessuno a gestirlo e chi come noi (io e Fede) necessitava di depositare delle cose non è stato molto comodo (anche se è andata peggio a chi poi ha dovuto girare con il trolley).
Il secondo problema è l’aver posizionato l’ingresso da una parte e la zona per il ritiro dei pass per gli eventi dalla parte opposta e un po nascosta sulla destra. Zona di ritiro che tra l’altro non tutti gli addetti sapevano indicarci dove fosse e che dovessimo andare li a ritirare i nostri pass (non per colpa dei volontari che sono stati tutti gentili).
Questi sono stati i due veri problemi poi ci sono state delle cose che non mi sono piaciute, ma sono a livello di gusto.
A occhio a me sembra che il Salone si sia ingrandito, nella realtà non lo so e non ho voglia di controllare. Non mi è piaciuta l’idea di spostare in spazi esterni non coperti alcune cose, è vero che questo ha permesso di allargare lo spazio concerti/interventi e quello dedicato ai cibi di strada rendendoli più vivibili e fruibili (anche se mancava il lampredotto) ma essendo a Torino e a fine ottobre non mi è sembrata una grande idea (poi di culo non faceva freddo ne pioveva).
La scorsa edizione c’era uno spazio all’interno dove erano raggruppati i birrifici artigianali (birra che per me deve stessa dignità del vino o quasi), con a fianco la zona concerti/interventi creando cosi una zona relax (ti sedevi, bevevi una birra ed ascoltavi cosa raccontavano/suonavano le persone). Quest’anno i birrifici erano dispersi all’interno delle varie regioni e della zona concerti/interventi ho detto cosi non c'era una vera zona relax. Tutte le installazioni erano concentrate all'ingresso e quindi ci dovevi andare apposta.

Nel 2008 i Presidi Slowfood (non ricordo se tutti o solo alcuni) erano raggruppati in una zona e questo permetteva di scoprirli meglio rispetto a quest’anno in cui erano affogati negli spazi regionali/nazionali e ci si imbatteva in loro quasi per caso.
In generale, quindi, in questa edizione non mi è piaciuta la gestione degli spazi: era tutto troppo settoriale di qui gli stand con le regioni di la le zone con i progetti e simili. Le altre volte era tutto più mischiato per cui girando ti imbattevi nelle cose ed era molto più bello per me (per cose intendo i settori in cui c'erano installazioni o spiegazioni su come mangiare/vestirsi seguendo le idee di Slowfood).

I motivi per cui avrei messo “uhm” sono quelli sopra il motivo per cui non l'ho messo è che il Salone del Gusto e Terra Madre sono una grande iniziativa e i problemi sono solo organizzativi e non c'entrano con l'idea e la sostanza delle cose.
Volendo esplicitare i motivi perché mi è piaciuto direi che in ogni caso ho visto (sentito poco stavolta) cose interessanti e bei progetti.(Dire che ho assaggiato cose buone è scontato ma doveroso.).
Una considerazione da fare è che c’erano meno soldi e si vedeva dagli stand delle regioni. La scorsa volta erano spesso grandi e facevano spettacoli fighissimi, quest’anno decisamente più piccoli e discreti.
Il vero plus del Salone quest’anno è stata la presenza di un settore dedicato alla Banca del Vino.
Uno spazio dedicato ai vini di qualità per lo più italiani, spazio al quale siamo acceduti con un biglietto per 15 degustazioni che poi son diventate per culo 21 (potrei elencarli ma mi sembra inutile)! Con l'aggiunta di un assaggio di pasta fatta da Davide Scabin, che tra design della presentazione e gusto era davvero meritevole.

Banca del Vino dove per motivi didattici ci siamo fermati un bel po di tempo assaggiando ottimi vini e conoscendo un sacco di gente tra cui: i bravissimi e simpatici sommelier Fisar che ci hanno sopportato tutta sera, le ragazze dell’enoteca anche loro gentili e vari ed eventuali che abbiamo conosciuto.
Dopo tanti anni mi è successo di uscire da un locale (Banca del Vino) a luci spente e di vedere il barista che mi viene a salutare!

martedì, ottobre 19

UNA BRUTTA FIGURA

Premetto che in genere io non guardo molto le trasmissioni a tema politico/attualità o giornalistico.
Le prime perché tanto ci sono sempre i soliti 4 personaggi che parlano e litigano della qualsiasi e davvero non mi interessa ascoltarli, anche perché non penso abbiano molto da dirmi.
Quelle giornalistiche (Report o Presa diretta) perché davvero mi mettono una tristezza immensa sullo stato delle cose in Italia. Queste cose preferisco leggerle con comodo sul giornale (si io lo compro ogni mattina) o sui vari siti di informazioni, non so perché ma leggere le cose me le spersonalizza mi da il tempo di scoprirle un poco alla volta e le rende più sopportabili.

Lunedi pero sono incappato in "Effetto Domino" su La7 e mi sono fermato a guardarla un buon quarto d'ora anche se a spizzichi e bocchini. Tanto da perdermi il finale di "The Menthalist".

Motivo per cui sono stato colpito è che l'ospite era Zaia e stava discutendo con un rappresentante dell'Udc del Ticino, cioè quelli della campagna con i toponi. Campagna di stampo leghista il cui obiettivano erano i rumeni, i frontalieri italiani e Tremonti.
La brutta figura l'ha fatta perché non ha saputo controbattere al politico svizzero che usando argomentazioni proprie della Lega diceva di non volere più i frontalieri nel Ticino. Non ha saputo spiegare perchè è giusto che ci siano i frontalieri, perché la campagna è sbagliata e perchè la Lega (ricordo Lombarda, e ricordo nata in zona di frontalieri) si sia indignata.
Per difendersi Zaia ha continuato a ripetere che lui e lo svizzero (non è che non lo voglia nominare è che non trovo il nome) dicevano le stesse cose, che l'idea di fondo era la stessa.
Insisteva dicendo che il suo slogan "in Veneto prima i veneti" significa prima le persone che hanno scelto di vivere e formarsi una famigli in Veneto siano essi italiani o immigrati. Aggiungendo che se si guardasse alla regione come a un'azienda e a lui come a un manager si troverebbe normale e ragionevole la scelta mangeriale di investire su chi vuole crescere in seno all'azienda e non volere investire su chi vuole fare un uso dell'azienda mordi e fuggi succhiando risorse da spendere altrove. Concludeva quindi dicendo che anche lo svizzero la vedeva al suo stesso modo e che la situazione era uguale e che quindi il Ticino dovrebbe investire sui frontalieri.
A questo punto la conduttrice ha mandato un grafico in cui si vedeva che circa 40mila, un terzo del totale, dei lavoratori ticinesi sono frontalieri. Il frontaliere è una persona che vive in Italia a ridosso del confine che parte la mattina e la sera torna in Italia, e che quindi si adatta alla definizione di Zaia di chifa un uso mordi e fuggi di una zona e quindi persone su cui non puntare. Ma Zaia ragionando arrivava alla conclusione contraria....

La campagna dell'Udc ticinese e la situazione sono talmente simili a Lega e Nord Italia che anche i frontalieri usano come giustificativi gli stessi usati da molti extracomunitari: Noi facciamo lavori che gli svizzeri non vogliono fare! (per me affermazione vera sia qui che li in molti casi).
Un vero peccato che nessuno chieda alla Lega di chiarire le sue posizioni argomentandole. Una volta avute le argometanzione sarebbe bello chiedere perchè il ragionamento non vale (o vale) se in mezzo c'è un italiano.

A Zaia si sarebbero potute fare altre domande per metterlo in crisi del tipo:
- ma se il Veneto è di chi ci vuole costruire un progetto di vita perché non può portarlo avanti seguendo i suoi usi e costumi (religione, abbigliamento,ecc)?
- ma se a chi arriva con un progetto di vita non fornite un supporto (permesso soggiorno, ricongiungimento familiare, luoghi culto, ecc. )come fa a non fare progetti mordi e fuggi? (di questo pero han parlato con ospite un cinese/veneto imprenditore)
La conduttrice (Myrta Merlino) pero è stata troppo buona (o non cosi cattiva) e non le ha fatte.

La campagna dei Toponi è una boiata e non capisco perché nessuno (per quanto ne so) gli risponda per le rime.
Dei rumeni non parlo perché non so conosco bene la situazione Svizzera.

Se la prendono com Tremonti perché ha fatto rientrare i capitali all'estero. Capitali che erano finiti all'estero in seguito a evasioni e magari crimini vari. Capitali sui quali il Ticino ha prosperato per anni. Quindi la campagna in pratica si lamenta del fatto che in Italia si sia provato ristabilire la legalità (guarda te cosa mi tocca dire)!
E' un po come se un trasportare di droga facesse un esposto alla magistratura perché ci sono troppi controlli e ora il traffico illegale passa altrove.
Che poi è il mondo ha deciso di dare battaglia ai paradisi fiscali (seconda cazzata) e la Svizzera lo è ed ha scelto di arrendersi capita che un mercato muoia...

Argomento frontalieri, se la prendono con loro perché dicono rubino il lavoro, in alcuni casi potrebbe anche essere vero. Il problema dell'Udc svizzero, e di qualsiasi partito populista, pero è il non capire che delle cose si deve prendere tutto non solo ciò che piace.
Gli svizzeri sono contenti che molte aziende mettano la loro sede a Lugano per poter operare in Italia e pagare tasse svizzere, gli anche piacere che alcuni imprenditori dislochino la produzione in Ticino e che i lombardi vadano in Ticino a spendere soldi (benzina, sciare, Fox Town). Quindi direi che possono anche accettare i frontalieri.
Frontalieri che se vengono assunti è perché chi li assume ha la sua convenienza: costeranno meno, saranno più qualificati, parleranno meglio non lo so! (visti gli stipendi dubito costino meno)

La mia proposta per risolvere la questione è: la Svizzera fa una legge per eliminare i frontalieri e l'Italia implementi un sistema di: dazi, sgravi e tasse per cui operare dalla Svizzera sull'Italia diventi economicamente insostenibile. Mi sembra onesto: ognuno si tiene il suo.

martedì, ottobre 12

PAROLE IN LIBERTA' SULLE BICI

Ultimamente sento tante parole in libertà sulle biciclette!
Le prime sono le nuove norme del codice della strada che impongono giubbetti catarinfrangenti per i ciclisti che percorrono strade extraurbane la sera e le gallerie. Allora il principio è sicuramente giusto rendere più visibili i ciclisti non è una brutta idea. Magari prima era meglio obbligare tutti ad avere delle luci funzionanti (cosa di cui c'è già l'obbligo mi tra l'altro) ed il caschetto (per me salva molto di piu la vita). Eppoi non capisco la differenza tra fuori città ed in città!

Altre dichiarazioni che mi piacciono sono quelle dell'assessore comunale all'urbanistica Masseroli. Assessore che è in carica da un po di anni direi, e aggiungo che nel 2011 ci sono le elezioni.
Il preambolo alle sue dichiarazioni (ma senza credo/spero un vero nesso con quanto sta facendo) è una lettere inviata al Corriere delle Sera da una signora investita da una bici mentre usciva dal portone che ha innescato un po di polemica negli ultimi giorni.
Di questi giorni è la notizia che in questi giorni Masseroli sta studiando un modo per incentivare l'uso della bici senza andare a dove usare il mattone. Il modello da copiare è quello di Berlino (e questo articolo lo sapevo scrivere anch'io) e devono essere usati spazi gia esistenti sui marciapiedi e sulle strade. Si tratta in pratica di tirare delle righe per terra e decidere che quella sarà uno spazio riservato alle biciclette, cosa che l'altro a Berlino funziona sentendo chi ci abita.
Ora la prima cosa che contesto sono i marciapiedi, insomma li ci devono essere i pedoni!
Le piste ciclabili sono altro, e poi i marciapiedi che consentirebbero piste ciclabili a Milano non ci sono. Esistono marciapiedi larghi ma non sono fatti per il traffico delle bici: mancano alle volte gli spazi per scendere (insomma io in bici li frequento e so di cosa parlo). Spazi che sono gli stessi per i disabili tra l'altro.
L'altra cosa è il modello Berlino, ma cazzo sempre cosi lontano si deve andare che non è che poi sia sta gran genialata. In pratica si tratta di fare le ciclabili, visto che poi alla storia delle multe non ci credo.
La terza è il non uso del mattone. Cioè se è cosi facile perchè non lo fanno subito. Perchè in varie zone di Milano sono in corso i lavori o sono stati fatti per fare marciapiedi larghissimi (c.so Buenos Aires, via Torino, ecc) senza prevedere l'esistenza di piste ciclabili.
La quarta è che l'Assessore ci stia pensando in questi giorni. Insomma è in carica da un quattro anni ma ha notato il problema solo ora chissà come mai In piu la cosa è in fase di studio non in fase di applicazione (salvo un caso).
Ma io dico a fare quattro striscie per terra non ci vuole molto, per farle in tutto il centro ci vorrà una settimana (ed esagero).
L'obiezione tipica è: ma cosi si tolgono parcheggi! E la risposta è: si ma chi se ne frega!
L'obiettivo è disincentivare l'uso dell'auto. Nelle zone commerciali (vedi corso Buenos Aires) non sono certo quei pochi parcheggi sempre occupati su strada a spostare le sorti economiche dei negozianti, ne l'avere tante macchine che sgasano ai semafori senza fermarsi. Insomma che si sono sviluppati di più a Milano sono quelli con poche auto e nessun parcheggio (sempione, c.so garibaldi). Poi magari sono io che non capisco un cazzo di geo marketing....
Un tratto sperimentale di questo modello Berlino lo hanno messo in zona Cadorna, in particolare han fatto un tratto da Cadorna a tutta via Carducci e poi? Cazzi del ciclista! Si ritrova in mezzo alla strada acciotolata come sempre.(di questo c'era notizia solo sull'edizione cartacea con tanto di foto)
Forse è ora di pensarle un po meglio queste piste con un inizio e una fine sensate. Non ci possono fare un metro alla volta, o almeno questa volta deve essere un tempo ristretto.
Della stessa mia idea è Fedreghini dei verdi.
La chiusa dell'articolo sulle dichiarazioni di Masseroli denota come la giornalista capisca poco del problema, leggendolo sembra che ci siano ma debbano essere migliorate!

Per saperne di più si possono vedere i lavori (spero di non segare link) di Paolo Pileri e Ciclobby che io sappia.

domenica, ottobre 10

GIRO IN GIRO AL LUCOMAGNO

Sabato è stato coperto ma con forti schiarite in serata.
Domenica mattina ci alziamo presto, il sole ed il cielo si vedono: contenti partiamo per andare a fare una camminatina.
Dopo un po ecco il tempo che abbiamo trovato:



Per dovere di cronaca la foto l'ho fatto sulla via del ritorno, ma non è che cambiasse molto.

La meta iniziale era un giro sopra i Campi di Blenio in Ticino (anche per sondare in previsione della neve), ma visto la mal parata abbiamo deciso di andare a fare un giro in giro al Passo del Lucomagno. Ed abbiamo cosi scoperto un posto davvero bello! Peccato il tempo pessimo.
In ogni caso siamo riusciti a fare un giretto di un'oretta, e a fare qualche foto autunnale:












Domenica ho anche deciso che le radio marocchine sono meglio di quelle svizzere.
Le chicche di ieri sono una radio svizzero tedesca che è riuscita a trasmettere: I like Chopin, NordSubOvestEst e Vamos a la play intervallate da canzoni dance tedesche!
Ho poi scoperto questo fantastico concorso a Muzzano, come mancare!

In ogni caso provo una profonda invidia per gli svizzeri, da loro di Alta Velocità non solo si parla ma lo fanno anche! In meno di vent'anni dovrebbero completare il progetto e han dovuto fare un po tanti buchi nelle montagne.

mercoledì, ottobre 6

COSTIERA DEI CECH

Questo fine settimana son tornato in montagna a fare una gita.
La gita l'ho fatta alla Costiera dei Cech, il giro è stato: Dazio - Vico andata e ritorno con escursione non programmata a Morbegno.
L'escursione pero non è stata sportiva ma enogastronomica, infatti era legata all'iniziativa Morbegno in Cantina. Nello specifico abbiamo fatto partecipato a Gustosando: in pratica un giro per 10 cantine dei 2 paesi ed in ogni cantina si mangiava e beveva vino.
Stavolta piu che bere ho mangiato, il menu comprendeva cose leggere come polenta uncia e salsiccia al latte.

Ecco qualche foto