Nel fine settimana, più o meno, ci sono stato un paio di eventi che mi hanno davvero fatto pensare: ma dove cazzo vivo! I due fatti sono successi uno in treno e l’altro è in realtà un titolo di giornale.
Il fatto sul treno è accaduto sulle Ferrovie Nord Milano (aka FNM) ed è questo: all’arrivo del controllore un ragazzo dichiara al controllore che non ha il biglietto in quanto alla stazione di partenza non avevano da cambiargli i soldi (50euro) e quindi non ha potuto fare il biglietto.
Il controllore, giustamente non gli fa una multa, ma è partito con una filippica dicendogli perle di saggezze del tipo: “si ma lei ha preso lo stesso il treno...” (nella sua testa infatti non avrebbe dovuto prenderlo), “la stazione non è una banca che cambia i soldi..” (io mai andato a cambiare un 50euro in banca) e “per un po hanno il resto ma poi lo finiscono...”.
Non contento ha continuato a blaterare anche mentre il ragazzo (ed io) scendevamo dicendo anche che “quando si fa il biglietto si devono avere i soldi giusti perchè in stazione non sono obbligati ad avere il resto è la legge che lo stabilisce! e la legge è del 1870! Non è colpa nostra...”, frase che gli è valso uno sguardo di commiserazione da parte di tutti i passeggeri...
Ora se la legge è una cosa vera o no io non lo so, ma questa storia dei soldi giusti la sento da sempre quindi penso che sia una triste realtà.
Facendo che la legge esista ma è mai possibile che nel 2010 chiunque eroghi un servizio pubblico statale (o para statale) non si renda conto che le persone che usano i mezzi (in questo caso) sono chi gli da lo stipendio (in forma di tasse o biglietti) e che quantomeno non andrebbero trattati come degli stronzi. Non è cosi difficile pensare ad un servizio che aiuti a spendere i soldi, avere il resto non penso comporti arresto o altre conseguenze per chi vende i biglietti.
Possibile che nessuno in queste aziende sappia che esiste il marketing da un qualche decennio e che una delle regole è l’attenzione al cliente?
Ora non chiedo che l’attenzione sia cosi forte da causare incidenti nel caso di ritardi come in Giappone ma minchia avere il cambio di 50 euro in stazione direi che sia il minimo.
In verità un’idea di marketing alle FNM una decina di anni fa l’hanno avuto ed è stata l’introduzione del bibitaro sui treni pendolari. Idea abortita penso in un mese dato che sui treni in genere non ci si muove da sempre.
(la speranza pero mi risorge leggendo questo)
L’altro fatto è stato leggere questo titolo sul Corriere:
“La nostalgia di Parigi per la movida perduta” (e il problema non è che movida non è francese)
e pensare che su Milano in genere si leggono questi titoli:
“Movida, rumore due volte oltre i limiti”
“Movida tra affari e disagi «Presto un numero chiuso»”
L'articolo su Parigi racconta solo che li, come ovunque, ci sono persone che chiedono una città più viva la sera e che vogliono il diritto di far baldoria da una parte e dall’altra alcuni che sono contrari.La cosa che li accade e qui no è che il sindaco prende le due parti e parla con entrambe per capire la soluzione, niente di strano ma qui impensabile. Anche perchè li le firme le raccolgo anche pro vita notturna e non solo contro la vita notturna. (per la cronaca io un locale piuttosto attivo l'ho davanti la finestra di casa quindi posso parlare)
Non si puo dire che la differenza sia dovuta al fatto che Parigi ed il suo circondario siano un posto tranquillo e senza problemi, forse l'unica differenza è che li non si ragiona ( o sembra) solo in termine di repressione e capiscano anche che una città per crescere deve crescere tutta.
Il fatto sul treno è accaduto sulle Ferrovie Nord Milano (aka FNM) ed è questo: all’arrivo del controllore un ragazzo dichiara al controllore che non ha il biglietto in quanto alla stazione di partenza non avevano da cambiargli i soldi (50euro) e quindi non ha potuto fare il biglietto.
Il controllore, giustamente non gli fa una multa, ma è partito con una filippica dicendogli perle di saggezze del tipo: “si ma lei ha preso lo stesso il treno...” (nella sua testa infatti non avrebbe dovuto prenderlo), “la stazione non è una banca che cambia i soldi..” (io mai andato a cambiare un 50euro in banca) e “per un po hanno il resto ma poi lo finiscono...”.
Non contento ha continuato a blaterare anche mentre il ragazzo (ed io) scendevamo dicendo anche che “quando si fa il biglietto si devono avere i soldi giusti perchè in stazione non sono obbligati ad avere il resto è la legge che lo stabilisce! e la legge è del 1870! Non è colpa nostra...”, frase che gli è valso uno sguardo di commiserazione da parte di tutti i passeggeri...
Ora se la legge è una cosa vera o no io non lo so, ma questa storia dei soldi giusti la sento da sempre quindi penso che sia una triste realtà.
Facendo che la legge esista ma è mai possibile che nel 2010 chiunque eroghi un servizio pubblico statale (o para statale) non si renda conto che le persone che usano i mezzi (in questo caso) sono chi gli da lo stipendio (in forma di tasse o biglietti) e che quantomeno non andrebbero trattati come degli stronzi. Non è cosi difficile pensare ad un servizio che aiuti a spendere i soldi, avere il resto non penso comporti arresto o altre conseguenze per chi vende i biglietti.
Possibile che nessuno in queste aziende sappia che esiste il marketing da un qualche decennio e che una delle regole è l’attenzione al cliente?
Ora non chiedo che l’attenzione sia cosi forte da causare incidenti nel caso di ritardi come in Giappone ma minchia avere il cambio di 50 euro in stazione direi che sia il minimo.
In verità un’idea di marketing alle FNM una decina di anni fa l’hanno avuto ed è stata l’introduzione del bibitaro sui treni pendolari. Idea abortita penso in un mese dato che sui treni in genere non ci si muove da sempre.
(la speranza pero mi risorge leggendo questo)
L’altro fatto è stato leggere questo titolo sul Corriere:
“La nostalgia di Parigi per la movida perduta” (e il problema non è che movida non è francese)
e pensare che su Milano in genere si leggono questi titoli:
“Movida, rumore due volte oltre i limiti”
“Movida tra affari e disagi «Presto un numero chiuso»”
L'articolo su Parigi racconta solo che li, come ovunque, ci sono persone che chiedono una città più viva la sera e che vogliono il diritto di far baldoria da una parte e dall’altra alcuni che sono contrari.La cosa che li accade e qui no è che il sindaco prende le due parti e parla con entrambe per capire la soluzione, niente di strano ma qui impensabile. Anche perchè li le firme le raccolgo anche pro vita notturna e non solo contro la vita notturna. (per la cronaca io un locale piuttosto attivo l'ho davanti la finestra di casa quindi posso parlare)
Non si puo dire che la differenza sia dovuta al fatto che Parigi ed il suo circondario siano un posto tranquillo e senza problemi, forse l'unica differenza è che li non si ragiona ( o sembra) solo in termine di repressione e capiscano anche che una città per crescere deve crescere tutta.
Ora quali delle due sia considerata più bella, vivibile, allegra e a portata d’uomo non lo so! ma io di storie d’amore (o di sesso) a Milano ne ricordo poche poche nei film e libri.
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